lunedì 17 novembre 2014

#Marò 1000 giorni di sequestro, anche Renzi si adegua all' omertà di stato







17 Novembre 2014, giorno di sequestro 1002

I giorni passano e Renzi segue la linea dell' omertà di stato dettata da Mario Monti e Corrado Passera, infatti si è subito affrettato a dichiarare a margine dell' incontro con il suo omologo indiano Narendra Modi a Brisbane 

" L' Italia farà tutto quello che è necessario per i marò, ma bisogna evitare le polemiche con l' India "

Ma quali polemiche caro Matteo Renzi ? un sequestro che non ha precedenti nella storia della Repubblica e tu continui a fare l' omertoso ? non ci siamo proprio... no non ci siamo, bastava alzare i toni all' ONU ma vi siete sempre messi a 90° verso gli affaristi indiani, tanto le terga non sono le vostre ma dell' intero Popolo Italiano...


I maro’, Modi e la “mediazione di Piombino”
di Danilo Taino
Quello di ieri tra Matteo renzi e Narendra Modi, al G20 di Brisbane, non e’ stato cio’ che nei rapporti tra Paesi si chiama un incontro bilaterale, cioe’ una riunione preparata dalle diplomazie nella quale ci si siede a discutere dei rappoorti rilevanti tra due governi. E’ stato uno svelto scambio di vedute che pare abbia toccato anche, forse solo, la questione maro’. Alla fine del quale il presidente del Consiglio italiano ha detto che la conversazione e’ stata “interessante e importante” ed e’ servita a “stabilire o ristabilire” un contatto diretto con il primo ministro indiano.
Ci si aspettava che il contatto fosse gia’ in essere dal momento che tra meno di due mesi la convalescenza in Italia di Massimiliano Latorre finira’ e a quel punto il maro’ rischia di raggiungere il suo commilitone Salvatore Girone a New Delhi. Il fatto che la riunione del G20 non sia potuta diventare l’occasione di un incontro bilaterale indica che la “quiet diplomacy” che l’Italia ha scelto nella gestione della vicenda dei sue fucilieri, ribadita ancora ieri da Renzi, non ha prodotto quella scelta che molti speravano di vedere proprio al vertice dei Venti in Australia. In un incontro strutturato, si discute e si possono avanzare proposte per migliorare la relazione tra i due Paesi, per rendere positivo il clima e dunque affrontare con meno tensioni i dossier piu’ difficili.
Uno scambio di battute mordi e fuggi invece presuppone al piu’ un’offerta altrettanto mordi e fuggi. E questo sembra stia avvenendo. Ieri, infatti ,Renzi ha anche ricordato che gli indiani stanno investendo in Italia: l’ipotesi di favorire l’acquisto dell’acciaieria di Piombino (ex Lucchini) da parte del magnate indiano
Sajjdan Jindal, che ha fatto un’offerta e che Renziha gia’ avuto modo di incontrare, in cambio di un occhio benevolo di Modi nel caso di Girone e Latorre era definita assurda e data per esclusa fino a pochi giorni fa. Ieri e’ tornata di scena.
Il dato di fatto e’ che il lavoro svolto nei mesi scorsi dai ministeri degli Esteri e della Difesa e dal team di avvocati messo in campo, per preparare una soluzione forte, e’ come sparito da quando la presidenza del Consiglio ha avocato a se il caso maro’.

IL TEMPO
Marò, Renzi si inchina all'India
Al G20 incontra il premier Modi: "Faremo il possibile, ma niente polemiche". Intanto alla Corte Suprema di New Delhi sono fermi da mesi i ricorsi italiani.
Matteo Renzi al vertice G20 in Australia si ricorda, per una volta, dei nostri marò. E assicura che l’Italia sta facendo tutto il possibile per poterli liberare e riportare in Italia. Ma il premier si è affrettato anche a spiegare che uno degli obiettivi principali è di non «disturbare» troppo il governo indiano, per paura di far riesplodere altre contrasti e liti. Insomma Renzi non usa parole forti ma preferisce blandire gli indiani. Nonostante da mesi la Corte Suprema, dove i dossier dei ricorsi dello Stato italiano e degli stessi fucilieri giacciono dopo la decisione che la giurisdizione sul caso non era del Kerala ma dello Stato centrale, non tenga più udienze. Il 12 dicembre ne è prevista una alla Cancelleria della stessa Corte in cui si dovrà verificare se i ministeri competenti indiani e la polizia investigativa Nia hanno risposto ad una richiesta di parere sull'istanza italiana tendente ad eliminare la stessa Nia dal processo. Questo perché dopo che la Corte ha accolto la posizione del precedente governo a rinunciare all'uso della legge antiterrorista Sua Act per processare Latorre e Girone, i legali della difesa hanno chiesto che anche la polizia Nia sia esclusa perché essa può operare solo con le leggi antiterroriste. «Noi stiamo seguendo con grande attenzione la vicenda dei due marò nel rispetto di una grande querelle internazionale ma bisogna evitare di rinfocolare la polemica e rispettare quanto stabilito. Faremo tutto quanto è possibile», ha spiegato ieri mattina da Brisbane dopo aver incontrato il primo ministro di Nuova Delhi Narendra Modi. Per il presidente del Consiglio «le occasioni come il G20, sono anche preziose per stabilire o in alcuni casi ristabilire un contatto personale e diretto tra i leader. Credo che quello che deve essere chiaro agli italiani è che stiamo seguendo la vicenda con grande attenzione e rispettare i percorso che è stato stabilito. Da questo punto di vista faremo tutto ciò che è necessario per evitare disguidi». Quanto al rapporto con l'India, Renzi ha sottolineato che «è molto importante, si tratta di un Paese che sta investendo in tante attività, alcune di competenza italiana, e da noi ci sono, specialmente in alcuni settori occasioni importanti per le aziende indiane e quindi credo che l'incontro con il presidente Modi sia stato molto interessante e importante». È evidente che il cambio di tre governi, cinque ministri degli Esteri e tre della Difesa e di un commissario straordinario (Staffan de Mistura) ha contribuito a complicare ancora di più una situazione già complicata. E ha fatto cambiare più volte strategia. All’inizio, nel 2012 (tutto comincia il 15 di quell’anno) la strategia italiana era: pagare. Ad aprile i due marò erano dietro le sbarre, nel carcere di Trivandrum, capitale dello stato federale del Kerala. Nella speranza di risolvere rapidamente la complicatissima situazione il governo Monti decise di fare una «donazione» alle famiglie dei due pescatori misteriosamente uccisi: venti milioni di rupie in totale, da suddividere tra le due famiglie, circa 300mila euro. La cosa non solo non risolse il caso, ma lo complicò. Ci fu poi un momento in cui vinse la linea del basso profilo: era il momento di passaggio da Monti a Letta: il confronto tra India e Italia era affidato all’ambasciatore Staffan de Mistura che adottò la politica della riservatezza. Mentre gli indiani si incartavano in continue e inconcludenti dispute tra ministeri e uffici giudiziari, il governo Letta decise di puntare sull’internazionalizzazione del caso, coinvolgendo Onu, Nato e avviando un procedimento al Tribunale Internazionale del Mare. Il Governo Renzi confermò questa linea, ma, come rivelato con molta sincerità dal sottosegretario agli Esteri Della Vedova a luglio, l’iter formale non è stato mai avviato. Ora la vicenda è in mano al nuovo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Gianni di Capua
IL TEMPO
Di Stefano: «Dal governo solo parole, noi torneremo laggiù con Latorre»
Il deputato del MoVimento 5 Stelle: «Ho l’impressione che a New Delhi non sappiano nemmeno cosa vuole l’Italia»
«Siamo pronti ad accompagnare Latorre in India». È furioso Manlio Di Stefano, deputato del MoVimento 5 Stelle e componente della Commissione Esteri. Segue dall’inizio la vicenda dei nostri due marò bloccati dal febbraio del 2012 a New Delhi.
Immagino che se fosse per lei, onorevole Di Stefano, non manderebbe di nuovo Latorre in India.
«Assolutamente no. Anzi vorrei capire quali sono veramente i rapporti tra Italia e India. Non ne sappiamo niente. Almeno l’ex delegato del governo De Mistura riferiva spesso al Parlamento».
Il processo va avanti lentamente, sembra una farsa.
«Ho l’impressione che in India non sappiano nemmeno cosa vuole l’Italia. Del resto Renzi ha parlato di coinvolgimento dei paesi dell’Ue, di internazionalizzazione della vicenda, di ricatti commerciali. Ma non è successo niente. Il punto è che sui marò il nostro governo ha ceduto da un pezzo. Dal loro punto di vista, che non condivido affatto, sono più dignitosi gli indiani, che tengono il punto».
Anche il nuovo ministro degli Esteri, Gentiloni, ha telefonato ai marò...
«L’hanno fatto tutti. Sono soltanto proclami, parole. Poi per i ministri degli Esteri c’è proprio un rituale: prima i marò, poi una dichiarazione contro Putin e una a favore di Israele».
Che protesta metterete in atto per spingere il governo a occuparsi dei nostri fucilieri di Marina?
«Avevamo preannunciato che saremmo andati in India. Poi ci sono state le elezioni europee e abbiamo scelto di non dare l’idea di voler fare campagna elettorale sulla pelle di Girone e Latorre. Ma adesso partiremo per New Delhi. L’occasione potrebbe essere proprio il ritorno di Latorre. Sempre che, ovviamente, i marò ritengano utile questa scelta».
Qual è stato l’errore più grande?
«Restituirli all’India quando c’era il governo Monti. Non ci sono ragioni per cui siano processati lì».
Altre proposte?
«Si possono interrompere gli accordi commerciali. Il governo Renzi è stato prontissimo a chiedere le sanzioni alla Russia mentre da tempo sta zitto con l’India. Il punto è che l’Italia non ha più nessun tipo di sovranità».
Alberto Di Majo

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