mercoledì 6 maggio 2015

L'AMBIGUITA' DELLA VIOLENZA PSICOLOGICA

L'aggressore psicologico, cioè l'autore delle violenze psicologiche, in genere sceglie la propria vittima con un carattere né troppo forte né troppo debole ma molto portata ad aiutare gli altri, e mediante un lavoro certosino e costante, che può durare anche molti anni, a poco a poco in modo subdolo la plagia, la manipola, la depersonalizza, la logora, la condiziona in ogni cosa, sino a ridurla incapace a ribellarsi, perché ha perso la stima di sé stessa, perché crede di non venire capita dagli altri ( cosa di cui poi  viene accusata di pensare facendola dubitare di se stessa N.d. R )non avendo prove tangibili da esibire, perché spesso non ha un lavoro né mezzi economici per affrontare l'aggressore, il quale, essendo dotato di una eccellente doppia personalità, si presenterà lui con gli estranei in veste di vittima! Oltretutto, almeno in un primo periodo, la vittima sentendo molti parlare bene del suo aggressore e sapendo che egli ad esempio ha pure ottenuto il porto d'armi, è confusa e dubita di sé stessa, credendo di esagerare e di non capire come stanno in realtà le cose, anche perché l'aggressore spesso alterna periodi in cui si comporta molto male con lei, a periodi in cui si comporta "benino", o almeno così le fa credere, facendole magari dei regali o delle concessioni che possano dimostrare agli estranei che lui la tratta bene.
Talvolta la vittima prende pure le difese del suo aggressore, lo scusa per i suoi comportamenti, o perché è molto plagiata da lui e si è assuefatta, o perché non vuole o non può rovinare pubblicamente la buona immagine di lui (ad es. se è un professionista affermato), o perché ci sono i figli che non capiscono (ad es. se anche loro sono plagiati ma ben trattati), o perché presa piena coscienza di essere in trappola si vergogna di ammettere agli altri di essere stata così stupida da esserci caduta, o perché in attesa di potersene liberare preferisce non complicare ulteriormente la situazione e quindi continua a sopportare o perché sa che entrare in un tribunale e mettersi contro chi la maltratta sarà come entrare in un complicato labirinto dal quale non sa come e quando potrà uscire o perché per separarsi legalmente sono necessari tanti soldi che la vittima non possiede.Spesso la vittima, per un inconscio meccanismo di autodifesa, "dimentica di ricordare", cioè cerca di rimuovere dalla mente ciò che ha subito e che l'ha fatta tanto soffrire: ha, pertanto, difficoltà ad esporre l'accaduto, sia in assenza e tanto più in presenza del proprio aggressore.
Il vero aggressore psicologico è in genere una persona molto intelligente e spesso è uno psicopatico (ad es. un paranoico-schizoide). Egli non adotta violenze fisiche facilmente dimostrabili e che danno prove legalmente valide, ma agisce sempre in assenza di testimoni, così che la sua vittima non possa provare nulla, essendo le registrazioni vocali difficili da attuare e da far valere. La vittima, pertanto, teme giustamente che il suo aggressore possa manipolare anche il giudice e persino lo psichiatra incaricato di una eventuale perizia medico-legale. La vittima sa, inoltre, che il volersi sottrarre apertamente alle violenze del suo aggressore, potrebbe causare in lui una reazione abnorme, che potrebbe portare a gesti estremi quale l'omicidio o l'omicidio-suicidio.
In merito c'è da porsi anche un'interrogazione di carattere morale: l'aggressore psicologico essendo una persona malata va capito ed aiutato o va condannato? Verrebbe da rispondere: va curato! Ma certe patologie psichiche sono difficili se non impossibili da curare. Si può intervenire farmacologicamente nei periodi di maggiore delirio o di grave depressione, che talvolta si manifestano ciclicamente, ma non si può sperare di guarire il soggetto. Ed, inoltre, come curare una persona che non sa e non ammetterebbe mai di essere malato, anzi che accusa gli altri di esserlo?Non essendoci il consenso personale alle cure, solo nel caso di pericolo di vita per se stesso e/o per gli altri, la giurisprudenza ammette il ricovero coatto in seguito al quale scattano una serie di procedure quali il ritiro del porto d'armi, il ritiro della patente di guida, la sospensione dal proprio lavoro e così via. Di certo l'aggressore non ne sarà contento e prima o poi si vendicherà.

Quindi, che fare? A chi chiedere aiuto? La vittima spesso continua ad essere vittima perché non sa cosa fare e si sente, o lo è, sola ed incompresa dagli altri.

Fonte : Contro violenze psicologiche

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