venerdì 8 maggio 2015

MARIA, DONNA SENZA RETORICA Mons. Tonino Bello



Monsignor Antonio Bello (affettuosamente chiamato don Tonino) nasce ad Alessano (Lecce) il18 marzo 1935, ordinato prete 1'8 dicembre 1957, fu educatore in seminario, direttore dell'Ufficio pastorale diocesano di Ugento e parroco a Tricase, sempre nel Leccese. è stato vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi dal 4 settembre 1982 fino alla morte avvenuta il 20 aprile 1993.



Donna vera, prima di tutto, donna vera, perché acqua e sapone. Perché senza trucchi spirituali. Perché, pur benedetta tra tutte le donne, passerebbe irriconoscibile in mezzo a loro se non fosse per quell'abbigliamento che Dio ha voluto confezionarle su misura: «vestita di sole e coronata di stelle».

Donna vera, ma, soprattutto, donna di poche parole. Non perché timida, come chi tace sempre per paura di sbagliare. Non perché irresoluta, come chi si arrende sistematicamente ai soprusi del marito, al punto che tronca ogni discussione dandogli sempre ragione. Non perché arida di sentimenti o incapace di esprimerli, come chi di sentimenti ne ha da vendere, ma non sa mai da dove cominciare e rimane sempre zitta.

Donna di poche parole, perché, afferrata dalla Parola, ne ha così vissuta la lancinante essenzialità, da saper distinguere senza molta fatica il genuino tra mille surrogati, il panno forte nella sporta degli straccivendoli, la voce autentica in una libreria di apocrifi, il quadro d'autore nel cumulo delle contraffazioni.

Nessun linguaggio umano deve essere stato così pregnante come quello di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un "sì". O di sussurri, brevi come un fiat. O di abbandoni, totali come un amen. O di riverberi biblici, ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi.

Icona dell'antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il suo Dio. Tanto meno per i predicatori, che l'hanno spesso usata per gli sfoghi della loro prolissità.
Proprio perché in lei non c'è nulla di declamatorio, ma tutto è preghiera, vogliamo farci accompagnare da lei lungo i tornanti della nostra povera vita, in un digiuno che sia, soprattutto, di parole.
anta Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza.

Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri più che per rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicità.
Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non si ha nulla da dire, siamo diventati prolissi incontinenti.

Esperti nel tessere ragnatele di vocaboli sui crateri del "non senso", precipitiamo spesso nelle trappole nere dell'assurdo come mosche nel calamaio.
Incapaci di andare alla sostanza delle cose, ci siamo creati un'anima barocca che adopera i vocaboli come fossero stucchi, e aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza senso. Si sfalda in mille squame di accenti disperati. Si fa voce, ma senza farsi mai carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci dà l'illusione della comunione, ma non raggiunge neppure la dignità del soliloquio. E anche dopo che ne abbiamo pronunciate tante, perfino con eleganza e a getto continuo, ci lascia nella pena di una indicibile aridità: come i mascheroni di certe fontane che non danno più acqua e sul cui volto è rimasta soltanto la contrazione del ghigno.
Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al rapidissimo fremito di un fiat, prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e ricadute, all'intossicazione di parole.
Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa' che le nostre voci, ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio.
Rendici come te, sacramento della trasparenza.
E aiutaci, finalmente, perché nella brevità di un "sì" detto a Dio ci sia dolce naufragare: come in un mare sterminato.

Don Tonino Bello Vescovo ed. S.Paolo

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