giovedì 25 febbraio 2016

Unioni civili. Gandolfini: «Stralciare la stepchild non basta. Tutte le ingiustizie nascoste nel ddl Cirinnà»



La trascrizione della conferenza stampa in Senato in cui il portavoce del Comitato Difendiamo i nostri figli ha dettagliato le ragioni dell’opposizione al testo

Pubblichiamo di seguito una nostra trascrizione dell’intervento di Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, durante l’affollata conferenza stampa svoltasi martedì 23 febbraio presso la sala Nassirya del Senato per ribadire le posizioni del Comitato sul ddl Cirinnà e sui tentativi del governo di modificare il testo con eventuali stralci ad alcuni articoli.
Buonasera a tutti e grazie di essere presenti. Contiamo molto sulla vostra collaborazione, perché come avrete già notato, noi di voce pubblica ne abbiamo poca mentre il servizio pubblico della Rai non perde occasione per fare spot alle famiglie arcobaleno. Ne faccio una questione quasi personale, cito testualmente una frase sentita su Rai 3 che ha definito la gente presente al Family Day del 30 gennaio «un gruppo di puttanieri e di preti che si trovano per insegnare agli altri come si fa la famiglia». Lo trovo quanto meno maleducato e irrispettoso anche perché non sono arrivate scuse di nessun tipo e troviamo che questo sia l’antitesi della democrazia.
Vi abbiamo chiamato e vi ringraziamo per essere qui presenti con il Comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha reso possibile la piazza del 20 giugno e quella del 30 gennaio. Una piazza fatta di gente comune, che si è autofinanziata, che è venuta facendo anche enormi sacrifici ma anche con una enorme passione e un grande sentimento di partecipazione e di voler essere una cittadinanza attiva su un disegno di legge così terribilmente deostruente l’antropologia della famiglia come noi italiani la conosciamo da secoli. La partecipazione della gente è altissima, vi possiamo dare testimonianza di un desiderio di far sentire la propria voce e noi siamo qui come portavoce di queste persone. Se in piazza c’erano uno o due milioni di persone – non stiamo qui a fare una guerra di numeri – è altrettanto vero che a casa c’erano altri milioni di persone che non erano potute venire in piazza. Penso di poter dire che noi rappresentiamo una grandissima quantità di cittadini italiani.  
LE DUE RAGIONI DEL NO
Entrando nel merito del disegno di legge, ci chiedono quale sia la nostra posizione e cercheremo di essere molto chiari. La nostra posizione non è cambiata, da sempre noi siamo contrari a una legge che istituzionalizzi il rapporto di convivenza tra due persone di pari sesso che sono legate da ragioni di natura sentimentale e affettiva. Per noi una legge sulle unioni civili in Italia è inutile e ingiusta se si vanno ad analizzare i singoli articoli, soprattutto il numero 5. Perché è una legge inutile? Perché tutti i diritti civili che garantiscono la libertà della persona e che uno può giocarsi in un rapporto affettivo e quindi di mutuo soccorso anche con una persona dello stesso sesso, già esistono. Basta andare ad aprire il codice civile e si potrà vedere che tutti questi diritti sono già presenti. Il mainstream mediatico fa passare come inesistenti diritti che invece sono tutti largamente codificati, dalla visita in ospedale o in carcere alla questione patrimoniale, fino alla successione del contratto di locazione, addirittura anche la legge che riguarda i trapianti, che prevede che l’espianto degli organi sia legato all’assenso o dissenso del convivente senza specificare se questo sia un uomo o una donna. Anche questo diritto è previsto nel codice civile. E anche la domanda di grazia.
La nostra posizione è assolutamente contraria a una legge sulle unioni civili. Non vogliamo che sia istituzionalizzato un comportamento affettivo e sentimentale di carattere personale, e che questo possa diventare un modello pubblico nel quale il popolo italiano si riconosce. Perché? Lo ripeto, per due ragioni: primo, perché i diritti legati alla persona già ci sono e non c’è bisogno di coniugarli in altro modo; secondo, perché a noi, popolo del Family Day, sta molto a cuore anche la valenza antropologica e culturale di ogni singola legge. Nel momento in cui si dovesse istituire l’idea che esistono modelli diversi di famiglia, per cui la famiglia non è più quella società naturale fondata sul matrimonio di cui parla l’articolo 29 della Costituzione, ma ci possono essere famiglie di tipo omogenitoriale o addirittura famiglie composte da più soggetti – perché se l’elemento che unisce è quello dell’affetto e del sentimento, non si capisce perché questo debba essere limitato a due persone –, questo costituirebbe un modello educativo deostruente per le nuove generazioni. E siccome noi difendiamo i nostri figli, figli e nipoti, non vorremo mai che nello Stato italiano possa passare una deriva antropologica di questo genere.
NON FANALINO DI CODA MA FARO DI CIVILTÀ
Ogni tanto qualcuno ci fa notare che “l’Europa fa così”, “il mondo fa così”, “voi siete rimasti al medioevo”… Noi rivendichiamo con orgoglio che l’Italia non è il fanalino di coda ma un faro di civiltà. La storia ci ha sempre consegnato l’Italia come un faro di civiltà e lo può essere anche oggi, perché nel momento in cui un popolo si riconosce nell’idea che ci sono un padre e una madre e che questi proprio strutturalmente sono una società naturale perché a loro è destinato e adibito il mantenimento della specie con la procreazione, questo lo troviamo una istanza di un tale livello civile che dovremmo essere assolutamente orgogliosi di poter essere non il fanalino di coda ma il faro di civiltà all’interno dell’Europa. È inutile che vi citi numeri, voi sapete benissimo che non è assolutamente vero che tutti gli stati dell’Unione Europea hanno i matrimoni gay. E sapete altrettanto bene che all’interno dell’Onu, dove sono rappresentate circa duecento nazioni, quelle che hanno i matrimoni omosessuali sono una ventina. Per cui non è assolutamente detto che la nuova cultura porta verso le unioni civili omosessuali.
AI PARLAMENTARI CATTOLICI
Entrando nel merito e un po’ più nel dettaglio della legge: noi il testo con il nuovo maxi emendamento non lo abbiamo ancora letto, probabilmente lo stanno scrivendo in questo momento, quindi non abbiamo la più pallida idea di quello che conterrà questo emendamento sul quale sembra che il premier Renzi voglia mettere la fiducia, facendo diventare questo ddl un patto di governo e non più una iniziativa parlamentare. Ripeto, non possiamo fare la critica alle intenzioni. Ci riserviamo di giudicare il nuovo testo in base a quello che conterrà. Certo vogliamo dire una cosa dal punto di vista generale. Se questo testo dovesse contenere delle istanze che sono opposte a quelle che ho appena enunciato, e con lo strumento della fiducia dovesse passare, sarebbe veramente un tradimento. L’idea che un testo del genere possa passare con il voto di parlamentari che si definiscono di area cattolica, che si definiscono cattolici, noi lo consideriamo un tradimento, è un tradimento. L’appello di Sua Santità papa Francesco che ha fatto alla coscienza ben formata e non una coscienza con la quale ognuno si inventa quello che vuole, ma una coscienza ben formata di cui hanno parlato anche sant’Agostino e san Tommaso, vorrebbe dire avere chiaro – parlo ai parlamentari cattolici – quale è la tradizione e il magistero della Chiesa e conformarsi a quella tradizione e a quel magistero. Sarebbe scandaloso che un testo che contiene delle istanze contrarie a quelle precedentemente enunciate possa passare con il voto dei cattolici.
L’ARTICOLO 5
La stepchild adoption, articolo 5, sembra che venga stralciata. Lo consideriamo una vittoria del 20 giugno e del 30 gennaio, del popolo delle famiglie, perché questo popolo ha un enorme merito: innanzitutto di aver suscitato un enorme dibattito culturale su questi temi, perché altrimenti tutto sarebbe passato sotto silenzio. Lo stesso dibattito sulla stepchild adoption se non ci fosse stato questo popolo sarebbe passato in maniera assolutamente ignorante, nel senso del non sapere, da parte del popolo italiano. E oggi che tanti si scandalizzano dell’utero in affitto, si scandalizzano perché abbiamo avuto il merito di fare emergere questa abominevole pratica che era racchiusa e nascosta all’interno delle pieghe dell’articolo 5 del disegno di legge. Come si fa a sostenere che l’utero in affitto non esiste all’interno della stepchild adoption come tanti sostengono, quando risulta che in questo momento c’è il capo di un partito che è andato in qualche parte del mondo a farsi, attraverso l’utero in affitto, un figlio? Come si fa dire che non esiste l’utero in affitto? Questo significa negare la verità e la realtà dei fatti. Dentro quell’articolo ci stava – perché speriamo che davvero non venga preso in considerazione – l’abominevole pratica dell’utero in affitto, pratica incivile che non rispetta il diritto del bambino e non rispetta nemmeno il diritto alla dignità della donna. Perché che una donna debba vendere parte del proprio corpo, molte volte per indigenza, per rendere possibile la nascita di un orfano programmato di madre o di padre, è davvero inaccettabile anche da un punto di vista di civiltà.
GLI ARTICOLI 2 E 3
L’altro tema che a noi del Comitato sta molto a cuore e che ci trova in totale contrasto rispetto al disegno di legge, è legato a tutti quegli articoli, in particolare il 2 e il 3, che di fatto omologano l’unione civile al matrimonio come definito dall’articolo 29 della nostra Costituzione. Fin da subito abbiamo denunciato la mistificazione di aver abolito il termine matrimonio ma di averne lasciato la sostanza. È stata cambiata la bottiglia ma il liquido all’interno era assolutamente lo stesso, perché nel momento in cui vengono descritti gli articoli con le caratteristiche che sono proprie del matrimonio, di fatto si fa una menzoniera manovra per fare passare il cosiddetto matrimonio gay. E a questo è legato l’enorme pericolo che qualsiasi tribunale italiano e a maggior ragione la Corte europea dei diritti dell’uomo, una volta stilata una legge che riconosce l’identificazione, l’omologazione delle unioni civili al matrimonio, non possa negare all’unione civile il diritto alla genitorialità e quindi, di fatto, non possa negare l’utero in affitto. Negarlo diventerebbe una discriminazione inaccettabile e quindi per via giurisprudenziale entrerebbe quello che per via legislativa non si è avuto modo o coraggio di fare. Di conseguenza, noi diciamo che con la stepchild adoption se non vengono aboliti anche gli articoli 2 e 3 del disegno di legge, ci sarà il modo di fare entrare dalla finestra ciò che abbiamo fatto finta di cacciare dalla porta. Quindi siamo assolutamente contrari anche agli articoli 2 e 3.
L’IPOTESI DELLE “ADOZIONI SPECIALI”
Perché questa nostra opposizione chiara? Perché potrebbe succedere in Italia, anzi ci sono ottime probabilità che accada, quello che è successo in Irlanda: nel 2010 hanno approvato le unioni civili, nel 2015 sono state parificate totalmente al matrimonio, e ora nel 2016 vogliono modificare la Costituzione. Questo è quello che è accaduto e che non vogliamo succeda in Italia. E vogliamo dire subito una parola su quello che iniziamo a sentire dire: “Va bene, togliamo la stepchild adoption ma dobbiamo mettere mano alla legge 184/1983 che norma l’adozione speciale in Italia”. Ecco, vogliamo dire che siamo assolutamente contrari a qualsiasi tentativo di introdurre all’interno di quella legge l’idea che possano adire alle adozioni anche le coppie omosessuali, praticamente annullando il diritto delle coppie sterili di avere la garanzia o comunque la probabilità di poter adottare un minore. Dico questo perché tutti sapete che in Italia i minori di cui è stato dichiarato lo stato di abbandono e quindi lo stato di adottabilità sono in un rapporto di circa 10 a 1 rispetto alle famiglie dichiarate idonee all’adozione. Questo vuol dire che non c’è nessuna “emergenza bambini abbandonati” in Italia, e comunque se questa emergenza dovesse esserci, a rispondere dovrebbero essere le coppie sterili. Non si capisce poi perché, sempre per rimanere in questo ambito, una coppia sterile che voglia adottare un bambino debba passare attraverso forche caudine – ne ho una esperienza personale – incredibili e che durano anni, mentre l’automatismo di una adozione omosessuale salterebbe di fatto tutti i requisiti che dichiarano la coppia idonea all’adottabilità. Come al solito qui vengono negati diritti realmente esistenti inventando diritti cosiddetti civili che non esistono.
Vorrei concludere, per quanto riguarda le adozioni, con l’appello a considerare che il diritto fondamentale non è dell’adulto. Il diritto è del bambino, è quello ad avere un padre e una madre. Tutta la letteratura scientifica di cui credo di essere sufficientemente competente anche per il mio ruolo professionale, dice l’assoluta necessità per la costruzione di una armonica e coerente personalità che il bambino possa strutturarsi, confrontarsi con due genitori che si chiamano papà e mamma e che sono di sesso diverso. Non esiste che il diritto degli adulti possa violare il diritto atavico e strutturale del bambino di poter avere una famiglia.
GIUDICHEREMO L’OPERATO DEI SINGOLI PARLAMENTARI
Queste sono in estrema sintesi le nostre posizioni e l’appello che noi facciamo a tutte le forze politiche è quello di avere chiari questi fondamenti, perché è su questi fondamenti che noi giudicheremo l’operato delle singole forze politiche e dei singoli parlamentari. Vedremo chi realmente ha impersonificato le istanze e le richieste del popolo del 20 giugno e del 30 gennaio; chi ne ha fatto una bandiera e poi di fatto non ha fatto nulla; chi con becera arroganza ha fatto finta di dimenticare tutto. Non si può dire che tutte le piazze sono uguali, non si può dire che una piazza che evoca il diritto del bambino di essere rispettato in quanto tale – non so se sapete ma il bambino è addirittura abbandonato a se stesso perché non ha nemmeno diritto a nominare un avvocato difensore e questo è un grave vulnus del nostro ordinamento – sia uguale a tutte le altre. E comunque sia se vengono ritenute uguali, bisogna ascoltare le istanze di una piazza che in Italia rappresenta il comune sentire della gente, della stragrande maggioranza della popolazione. Se stiamo ai numeri dell’Istat – e rimaniamo sbigottiti quando leggiamo che lo stesso Istat dice che le sue statistiche devono essere riviste – la popolazione che si sente particolarmente menomata di diritti vanta 7.500 coppie a fronte di 14 milioni di coppie eterosessuali: vuol dire lo 0,025 per cento. Se la democrazia ha un senso la prima cosa che bisogna fare è tenere presente le istanze democratiche delle persone.
A PROPOSITO DI URGENZE
Un’ultima cosa che pure ci sta molto a cuore è il trattamento delle famiglie: le famiglie sono di fatto ignorate, le famiglie numerose che rappresentano una grossa fetta e dove crescono oggi 700 mila minori in Italia vengono di fatto abbandonate. E invece si inventa l’idea che l’Italia ha bisogno urgente di questa legge sulle unioni civili, che questa legge costituisce una emergenza e quindi c’è urgente bisogno di approvarla. Abbiamo la sensazione che questo urgente bisogno nasca dal fatto che più passano i giorni più la gente prende coscienza di come stanno le cose e quindi anche all’interno dei partiti si comincia ad avere mal di pancia. Allora questa è una urgenza strumentale e politica che non ha nulla a che fare con l’urgenza dei cittadini che invece ne hanno di ben altre. Provate a pensare a una vedova che vive della pensione di reversibilità del marito e che abita in una casa acquistata con sacrificio insieme al marito. Provate a pensare che oggi probabilmente si sentirà dire che la reversibilità dovrebbe essere riconsiderata alla luce dell’Isee. Chiedete a questa vedova se reputa di maggiore urgenza una situazione che potrebbe metterla in una condizione di gravissima emergenza sociale oppure se è più urgente normare la situazione affettiva di due persone. Noi vogliamo dare voce a queste persone, vogliamo dare voce a questi bambini che vengono trattati come merce che si va a comprare al supermercato e vogliamo dare voce ad una vera reale giustizia sociale che non serve lobby che stanno dentro e fuori dall’Italia.
Foto Ansa
febbraio 24, 2016 Massimo Gandolfini
fonte: http://www.tempi.it 
 

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